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The body of resistance

Tool-kit esperienziale, workshop. 2016

Il progetto si configura come un tool-kit esperienziale per una ricerca workshop-based sulla resistenza, un linguaggio vulnerabile e fertile per lavorare sulla stratificazione dei significati che in forma viscerale, erotica, personale, politica, trovano posto nel punto d'incontro tra la parola e il corpo.

Sviluppato come uno studio per la creazione di esercizi di "embodiement" e immaginazione attiva a partire dall'incontro con l'artista americana Julie Tolentino a UCLA nel 2016, è coinciso con una prima fase di una ricerca attorno e attraverso il concetto di resistenza-- alla ricerca di una molteciplità di significati soggettivi e politici, nell’ottica di un processo di re-embodiement (riattivazione e rigenerazione dei significati attraverso l’esperienza del corpo).

La parola si è fatta amo per Qualcosa: limite insterstiziale, placenta, frontiera e ponte tra il dentro e fuori; un crinale dal quale osservare, in quanto organismi anatomici e politici, i suoi significati così come ce lo portiamo addosso.

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Joshua Tree, 2016. Fotografia e stills da video delle prime interviste (Kara e Melika). Il secondo momento laboratoriale è avvenuto a UCLA con la classe di performance-based practices "Opening the radical self", a cura dell'artista Julie Tolentino. Nel giugno 2016, organizza il workshop "Pavillion" insieme all'artista e amica Elena Yu nel cortile della sua casa di Culver City. (segue foto)

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(Segue) Bologna, 2016. Stills dai video di alcune interviste svolte in un terzo momento di ricerca durante un periodo di residenza presso Camere d'Aria, Bologna. (In ordine: Camilla, Bianca, Michael e NIna)

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